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Dieci rapidi dati sulle politiche

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1. Raramente ho visto (la media dei) sondaggi così tanto lontani dall’effettivo risultato finale delle elezioni politiche.

2. Alla Camera, col 30% dei voti (del 75% degli aventi diritto, cioè l’affluenza di oggi), si arriva al 55% dei seggi. E immaginate il totale stallo se non esistesse questo assurdo premio di maggioranza.

3. Twitter non predice l’esito finale del voto in Italia, almeno stando alle rilevazioni di chi ne ha misurato il “sentiment”.

4. Esiste un movimento politico di grande successo che è stato votato da persone di cultura politica distante, se non opposta. L’inclusività è stata la grandissima forza di Grillo e la grandissima debolezza di tutti gli altri.

5. Il leaderismo non è esattamente finito. I partiti basati su una leadership carismatica hanno ottenuto, in tutto, la maggioranza assoluta dei voti sia alla Camera che al Senato. E sono gli stessi partiti che, ironia della sorte, non hanno indicato chiaramente il loro candidato Premier.

6. Il centrosinistra del 2013 è andato peggio, molto peggio rispetto a cinque anni fa. Questo è vero sia come numero di voti assoluti che in percentuale. Questo accade nonostante sia stato all’opposizione di uno dei peggiori governi della storia (poi si sono alleati con i loro avversari, ma questo deve essere stato un dettaglio per chi ha preso questa decisione).

7. Eppure non ci saranno coerenti dimissioni (spero di essere smentito).

8. Il 20 novembre 2011 Mario Monti aveva coefficienti di fiducia intorno all’80%.

9. Siamo andati a votare senza neanche un confronto pubblico tra candidati Premier (o almeno tra capi della coalizione).

10. Non mi sorprenderei se le Primarie passassero un po’ di moda dopo gli ultimi sviluppi.


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